Non se n’è accorto quasi nessuno, ma davanti al palco di Veltroni c’erano i «contestatori creativi»: quelli di «PrecaRiot», di area rinfondarola, mischiatisi alla folla per ricordare al leader del Pd «le mille contraddizioni di cui sono intrisi il suo partito e il suo programma elettorale». L’hanno fatto silenziosamente, con una decina di cartelli clonati. «Un’Italia moderna si può fare», la scritta sollevata dai fans di Veltroni, è così diventata una serie di «Non si può fare», preceduti da slogan taroccati: «Meno fondi alla ricerca, ma anche più spese militari»; «Tacere sui diritti delle donne»; «Ponte sullo stretto, Mose, Dal Molin, Tav»; «Binetti senatrice, ma anche diritti per gli omosessuali». Pure il simbolo del Pd, in alto a sinistra, è finito storpiato nella «contestazione situazionista», come la chiama il gruppo di «giovani, studenti, precari e disoccupati»: Dp, ossia «Democristiani per davvero». E in fondo, la scritta «Veltroni prestigiatore». «Le contraddizioni reali della società che non si lasciano ridurre a fittizia unità dalle parole del leader», tuonano quelli di PrecaRiot. Ma dopo un po’, qualcuno s’è accorto dei cartelli, e i manifestanti silenziosi sono stati allontanati dalle forze dell’ordine. A comizio finito, un paio di giovani ha seguito a distanza Veltroni, che camminava verso la sede della Pallacanestro Biella, urlandogli «Forza Silvio».
Commenti
roberto (non verificato)
Gio, 20/03/2008 - 10:31
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La contestazione creativa con slogan e cartelli clonati