Parlamentari ed assessori regionali alla festa dei neonazisti

Parlamentari ed assessori regionali alla festa dei neonazisti

Parlamentari ed assessori regionali alla festa dei neonazisti

Antonella Barranca
 
La presenza di due assessori regionali e di 5 parlamentari alla Festa del Sole, iniziativa annuale degli Hammerskin di Lealtà azione sancisce definitivamente e in modo plateale la saldatura tra il partito di Matteo Salvini e il movimento neonazista nato in Lombardia nel 2010.
 
Il dato da rilevare non è tanto la partecipazione di giovani (i soliti 400 naziskin provenienti da tutte le comunità militanti italiane) ma lo spazio mediatico garantito loro dalle principali testate televisive e giornalistiche. Uno spazio occupato soprattutto a mostrarsi un movimento aperto e disponibile a un confronto democratico, provocatoriamente invitando tutti e tutta partecipare. Una sfrontatezza che dice molto di come ormai la legittimazione di questi gruppi sia giunta a compimento
 
Lealtà azione, che sta tentando il salto nazionale con il nome di Federazione, raduna una decina di comunità militanti in tutta Italia. Con le sue numerose “branche” che si occupano di svariati temi (dall’animalismo alle escursioni in montagna, dalla difesa dei cristiani perseguitati alla pedofilia) non si presenta mai apertamente come una organizzazione politica ma come una associazione culturale che fa attività di volontariato sul territorio: raccolte di cibo per sole famiglie italiane, volontariato animalista, escursionismo. La stessa tattica utilizzata da Casapound e presa a modello dai greci di Alba dorata.
 
 Il tentativo di radicamento passa attraverso queste pratiche anche se da un punto di vista numerico tra le due principali organizzazioni neofasciste la differenza rimane abissale: Lealtà azione non ha la struttura territoriale di Casapound né la stessa disponibilità economica e militante. Diversa la modalità per entrare nelle istituzioni: non un partito che si presenta sulla scheda elettorale ma una lobby che, a seconda della convenienza e dei rapporti politici inserisce nelle liste i propri esponenti o sponsorizza apertamente candidati (e il maschile non è un caso) di forze politiche che militano anche in alcune associazioni collaterali: è successo a Milano con il consigliere di Muncipio 8 Stefano Pavesi eletto nelle file della Lega di Salvini e a Monza dove Andrea Arbizzoni è diventato assessore per Fratelli d’Italia.
 
Non stupisce che al raduno di Abbiategrasso abbiano preso parte esponenti  della giunta regionale della Lombardia e parlamentari della Lega Nord e di Fratelli d’Italia. Meno scontata la presenza invece di Giulio Gallera, assessore regionale al welfare di Forza Italia che nonostante le polemiche era sabato sera sul palco della Fiera di Abbiategrasso. Le cambiali elettorali probabilmente si pagano anche così, rinsaldando pubblicamente alleanze e relazioni.
 
Che la Lega di Salvini fosse diventata il contenitore delle destre radicali italiane era noto ma non esplicitamente rivendicato. Oggi i lupi di Lealtà azione, al di là delle dichiarazioni antisistema sono sempre più a loro agio nell’establishment e dichiarano apertamente che su molti temi con la Lega esistono punti di contatto. Uno su tutti quello dell’immigrazione: stesse le parole d’ordine , stesse le teorie complottiste e razziste come quella della sostituzione etnica, stesse le bufale spacciate sui social contro le ONG. Stessa l’ideologia del sangue e del suolo che ha portato alle peggiori tragedie del Novecento.
 
In un clima così complicato, sul versante antifascista la mobilitazione indetta dall’ANPI e dai partiti ha registrato qualche centinaio di partecipanti che hanno indossato una maglietta rossa e presidiato la piazza principale di Abbiategrasso. Un tentativo generoso, ma insufficiente, di contrastare lo scivolamento  a destra di un paese che la crisi e le pessime politiche degli ultimi governi di centrosinistra hanno incattivito spingendo gli strati popolari tra le braccia di chi indica nei migranti, negli sfruttati e nei poveri i colpevoli della mancanza di lavoro e del peggioramento delle condizioni di vita.
 
Antifascismo oggi è antirazzismo, è tornare nelle periferie delle metropoli a riprendere il troppo spazio che le destre hanno conquistato parlando di casa, lavoro, diritti civili e sociali per tutte e tutti. Un compito che spetta al nostro partito ricostruendo in forme non settarie reti e relazioni con chi abbia chiaro che ormai nessun compromesso è possibile con coloro che negli scorsi anni, anche sul tema drll’antifascismo, hanno avuto la responsabilità di aver spostato sempre più a destra l’asticella del tollerabile.

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