Intervista a Alfonso Gianni, sottosegretario del Prc

Alfonso Gianni: «Per Rifondazione è una tesi improponibile»

«Solo a fine settembre il governo disporrà di stime aggiornate sulla crescita. Ma un punto deve essere chiaro: non possiamo investire indebitandoci e abbiamo sprecato il credito. Dobbiamo spendere meno e frenare gli stipendi pubblici. E' una correzione che richiederà anni»

di Matteo Bartocci

«L'intervento di Padoa Schioppa dimostra che è sempre più necessario un confronto molto serio all'interno della maggioranza sulla prossima finanziaria. Ormai non siamo alla dialettica tra due sinistre, una "moderata" e una "radicale", qui c'è una parte della maggioranza che contraddicendo gli impegni elettorali pensa solamente al rigore e al risanamento rinviando alle calende greche l'equità e un diverso modello di sviluppo». Per Alfonso Gianni, sottosegretario allo sviluppo economico e dirigente di Rifondazione, la linea politica del ministro dell'Economia delineata ieri su Repubblica va capovolta: «Dire che oggi l'austerità è una strada obbligata è semplicemente improponibile». Perché è improponibile? Padoa Schioppa dà a Scalfari una risposta contraddittoria in base ai suoi stessi dati: proprio grazie all'avanzo primario in crescita e alla riduzione del debito e del deficit già operata al di sotto del 3% è finalmente possibile una svolta nella politica economica italiana in senso espansivo. In altre parole, se vogliamo lo sviluppo bisogna spendere, non risparmiare. Se non ora quando?

Spendere sì, ma come? In due direzioni. Non penso certo alle partecipazioni statali o a carrozzoni come Sviluppo Italia che non servono a niente. Puntiamo su settori innovativi: efficienza energetica, mobilità sostenibile, nuove tecnologie dell'informazione. Investiamo nei settori di maggiore qualità nella competizione globale. E poi bisogna aumentare la capacità di reddito e di spesa per rilanciare la domanda interna. Rafforziamo salari e stato sociale. Come si vede è un modello di sviluppo completamente diverso da quello fin qui seguito, tutto contabile e compatibile con la grande finanza e i parametri di Maastricht. Non deve essere uno scontro ideologico ma basato sugli argomenti. Padoa Schioppa fa perfino analisi un po' datate dell'Europa, parla addirittura di «crisi demografica». Il fatto nuovo di questi anni invece è che nonostante l'America rallenti l'Europa va bene. Le importazioni dalla Cina hanno superato quelle dagli Usa. E per tutti i paesi europei è il momento di avere più coraggio, di emanciparsi da una «longa manus» americana che talvolta è stata perfino distruttiva.

Il centrodestra vi accusa di preparare un'altra finanziaria «lacrime e sangue». Come rispondi?
Non lo sarà in senso "tradizionale". Padoa Schioppa afferma chiaramente che tutte le nuove uscite saranno finanziate da tagli da qualche altra parte. Ma è una scelta che non ci soddisfa ugualmente: il compito della sinistra è invertire questa logica, non spalmare il peso del risanamento diversamente. Quando Prodi dice «risanamento, equità e sviluppo» deve ammettere che finora l'equità è stata senza dubbio la Cenerentola. Se si dà priorità al rigore, il risultato è di solidificare o addirittura di aumentare le disuguaglianze intollerabili che già ci sono. E quindi si va in senso contrario all'equità.

Tra l'altro il ministro va per la sua strada a prescindere dai dati definitivi delle entrate fiscali o del Pil. Che ancora non ci sono. Il che dimostra che la sua è una scelta a prescindere, fatta all'inizio della legislatura. Credo che la sinistra abbia perso una straordinaria occasione quando ha scelto di discutere la quantità dei tagli invece dell'impostazione di origine della finanziaria. Padoa Schioppa vuole abbassare il deficit nel medio periodo, ed è ovvio che a lui i conti anno per anno interessino poco.

Proprio la crisi finanziaria di questi giorni dimostra che le classi più deboli che non possono più pagare i mutui innescano uno «tsunami» nelle borse mondiali. Pochi lo hanno rilevato ma i mutui «subprime» sono prestiti molto cari concessi a persone che non hanno continuità di reddito. Cioè ai precari. E' l'elemento più perverso di questa crisi ferragostana, l'ennesima prova del legame su scala mondiale tra volatilità e fragilità dei processi finanziari e la precarizzazione del lavoro. Anche qui, se si vuole una finanza più sana bisogna dare maggiore solidità al lavoro, non meno. Cioè, in Italia, superare la legge 30.

Un punto su cui pare non tutta la sinistra sia d'accordo. Pensi che la manifestazione del 20 ottobre possa contribuire a svelenire il clima? L'iniziativa «pro Biagi» del mio ex amico Giuliano Cazzola testimonia che l'appuntamento del 20 è atteso ormai anche in senso contrario. Sarebbe bene superare le polemiche su Caruso e le dichiarazioni «a capocchia» di agosto. Bisogna reimpostare tutto il dibattito sulle scelte di politica economica. Il punto non è inseguire quello che dice Angius, che pensa legittimamente al suo futuro personale ma che non è un argomento che interessa tutti, il problema è dare ragione a Padoa Schioppa o dimostrare invece che è possibile un altro tipo di politica macro-economica. Superare la legge 30 non si fa con due righe di penna o peggio con del puro «maquillage». La sinistra deve alzare il livello della discussione a partire da se stessa.

il manifesto 21/8/07