A Graglia rispuntano i Black Block (?)

 

 

Abbiamo trovato sul portale video  “YouTube” un video   registrato il 1° maggio a Graglia. Una manifestazione probabilmente per commemorare i fascisti della R.S.I. sepolti nel cimitero del comune della Valle Elvo. In questa sequenza di immagini si distingue molto bene un manifesto dell’iniziativa a firma Autonomi Nazionalisti. Questo gruppo trae “ispirazione” dall’ala più dura e violenta dell’NPD tedesco, formazione di estrema destra che aderisce al Fronte Nazionalista Europeo a cui aderisce anche Forza Nuova; sono gli organizzatori degli scontri con gli “Autonomen” che ogni anno avvengono il primo maggio in Germania e in giro per l’Europa. Tra questi si riconoscono alcuni degli elementi dell’interland di Biella e soprattutto Ivrea, fuoriusciti dalla Fiamma Tricolore con Iannone, leader di Casa Pound (oggetto di una nostra riuscita contestazione il febbraio scorso), che evidentemente hanno creato un gruppo in loco!

Ora, di per se è un controsenso già il nome che si sono dati questi loschi individui : Autonomi Nazionalisti. Cosa centra l’Autonomia operaia o gli “autonomen” tedeschi con i neo-nazi? Nulla è la semplice contrapposizione ideologica o meglio la volontà di “menar le mani” come dimostrano le loro pratiche quotidiane in Germania come in Italia.

 Sinceramente l’unico paragone lampante e palese che salta agli occhi è quello con i cosiddetti Black Blocks che hanno devastato Genova sette anni fa : stesso modo di marciare, stesse bardature, stessi colori, stesse tipologie e metodologie di azione. Non il Movimento dei Movimenti insultato e massacrato per tre giorni, sotto processo da sette anni per reati mai commessi. Del resto qualcuno, purtroppo, ci insegna che la legittima difesa non è reato.

Sapevamo dell’esistenza di questi gruppi dell’estrema destra ma non credevamo che fossero arrivati anche qui da noi. A Graglia e in quella Valle Elvo culla della Resistenza Partigiana. Quella Valle che ha visto l’eccidio di Donato Lace da parte delle SS tedesche e delle reparti della R.S.I.. Come si può permettere ora che questi residuati bellici di una cultura deviata e malata marcino per ricordare e onorare gli assassini dei Partigiani che hanno lottato per la nostra libertà, per il nostro futuro?

 

Chiediamo al Questore di Biella se è stato aperto un fascicolo su questa “manifestazione”, dato che in Italia ci pare che sia vietato dalla Legge manifestare a volto coperto e che esista ancora il reato di apologia di fascismo.

Vorremmo sommessamente suggerire una banale riflessione: se a manifestare in quel modo, magari con al posto delle croci celtiche e dei saluti romani avessero marciato con l’effige di Pol Pot, anarchici o i cosiddetti “autonomi” di sinistra quali sarebbero stati i titoli dei giornali e l’attenzione delle forze dell’ordine?

Chiediamo una risposta pubblica e a questo riguardo invieremo una lettera formale al Questura di Biella.

 

Il nostro impegno in difesa dei valori della lotta di Liberazione si tradurrà in una nuova proiezione e dibattito a Donato del film documentario di Claudio Lazzaro, “NAZIROCK”.  Per dimostrare che la Resistenza e l’Antifascismo non sono stati solo un periodo della nostra Storia. Sono parte fondante della nostra esistenza e della nostra quotidianità!

 

Coordinatore provinciale GC

Matteo Sacco

 

Segretario Provinciale PRC

roberto pietrobon

Biella 22.07.’08

Dove:

Commenti

Ritratto di Aldo

Esiste una legge che dovrebbe vietare la formazione di questi gruppi di squadraccie e rottami del post neo fascismo ma peccato che nell' italia dell' unto del Signore non venga applicata , è come se questa legge non esitesse Tocca dunque ad ogni antifascista agire di persona e cacciare questi loschi figuri dalle zone dove molti partigiani versarono il sangue per la libertà i tutto il popolo.
Ritratto di Anonimo

a parte che era stata pubblicizzata, sono anni che i morti che camminano vengono a graglia a toccarsi i coglioni per essersela cavata nel 45 e negli anni successivi. se bisogna cacciare qualcuno è il sindaco di graglia che se ne deve andare viste le dichiarazioni fatte.
Ritratto di Anonimo

era ora
Ritratto di Anonimo

dove era stata pubblicizzata? da chi? nessuno ha visto ne sentito nulla. e se qualcuno sapeva e non ha detto nulla è colpevole almeno quanto il sindaco di graglia e le sue dichiarazioni raccapriccianti. il fatto che queste zecche ci siano da anni non vuol dire che bisogna tacere! anzi...è ora di iniziare a mettere le cose in chiaro. al di la dell'illegalità di quel corteo è tutto quello che ci sta dietro a queste merde che bisogna conoscere e combattere. se la resistenza fa parte del nostro bagaglio culturale, della nostra vita quotidiana, allora occorre muoversi in fretta. questi non sono quattro pischelli di AN. sono neonazisti, cazzo! e vanno combattuti e sconfitti! ricacciamo queste merde sulle pagine dei libri di storia che tutti vedano e sappiano quanto fanno schifo. ma cancelliamoli dal futuro. per il fascio qui non c'è posto! teo
Ritratto di Anonimo

manifesti e trafiletto sui giornali locali
Ritratto di roberto

Falso...prove!
Ritratto di Anonimo

e allora tu "anonimo" che sapevi e non hai detto un cazzo sei colpevole quanto loro... teo
Ritratto di Anonimo

bravi bravi,ma che bei ribelli che siete...vi appellate alla legge per combatterci...fate ridere,poi quando vi siam dfronte vi tremano le palle...ridicoli..cagnolini della republica
Ritratto di andres

che i fascisti di oggi sono esattamente come quelli di ieri.
Ritratto di Teo

oohhh...i fasci che si fan vedere sul nostro sito!?!?!?!? ma allora siam diventati famosi... comunque anche se la cosa mi fa un po schifo (certa merda non dovrebbe poterci scrivere qui sopra) vorrei proprio sapere dove e quando ci siam trovati davanti e quando mai ci han tremato le palle...per quel che mi riguarda mai! e mai succederà! al massimo mi prudono le mani e il mio naso è infastidito da un certo cattivo odore che emanate ogni qualvolta aprite quella fogna che avete al posto della bocca...e per quel che mi riguarda mi appello alla legge per fermarvi, per combattervi ci metto tutto me stesso invece. senza problemi. il punto è che voi dovreste stare su un libro di storia, nel cesso, nei cassonetti dell'immondizia, nelle fogne. o comunque ovunque ci sia nel mondo un campo da concimare. si sa, non c'è miglior letame di un fascista! IL FASCISMO E' IL SUICIDIO DELL'INTELLIGENZA! teo
Ritratto di Teo

canzoncina simpatica simpatica che spiega come e quanto i fascisti siano SERVI! SOLO QUELLO...SERVI DEI SERVI DEI SERVI! teo Se non li conoscete guardateli un minuto Li riconoscerete dal tipo di saluto Lo si esegue a braccio teso mano aperta e dita dritte Stando a quello che si è appreso dalle regole prescritte È un saluto singolare fatto con la mano destra Come in scuol elementare si usa far con la maestra Per avere il suo permesso ad assentarsi e andare al cesso Ora li riconoscete senza dubbio a prima vista Solamente chi è fascista fa questo saluto qui Se non li conoscete è norma elementare Guardare la maniera con cui sanno marciare Le ginocchia non piegate vanno al passo tutti quanti Chi sta dietro dà pedate nel sedere a chi sta avantij Chi le piglia senza darle è chi marcia in prima fila Chi le dà senza pigliarle siano in dieci o in diecimila È chi un po’ meno babbeo sta alla coda del corteo Ora li riconoscete senza dubbio a prima vista Solamente chi è fascista marcia in questo modo qui Se non li conoscete guardategli un po’ addosso L'organica allergia che c'hanno per il rosso Non gli riesce di vedere senza scatti di furore Fazzoletti o bandiere che sian di questo colore Forse tu li paragoni a dei tori alle corride Ma son privi di coglioni e il confronto non coincide Si è saputo da un'inchiesta che li tengon nella testa Ora li riconoscete come se li aveste visti Solamente dei fascisti sembran tori ma son buoi Se non li conoscete guardate quanto vale Quel loro movimento che chiamano sociale Movimento di milioni ma milioni di denari Dalle tasche dei padroni alle tasche dei sicari Già eran chiare ad Arcinazzo le sue vere attribuzioni Movimento ma del cazzo come le masturbazioni Fatte a tecnica manuale con la destra nazionale Li riconoscete adesso che sapete chi li acquista Solamente chi è fascista sa far bene da lacchè Se non li conoscete guardate il capobanda È un boia o un assassino colui che li comanda Sull'orbace s'è indossato la camicia e la cravatta Perché resti mascherato tutto il sangue che lo imbratta Ha comprato un tricolore e ogni volta lo sbandiera Che si sente un po’ l'odore della sua camicia nera Punta a far l'uomo da bene fino a quando gli conviene Ora lo riconoscete Almirante è sempre quello Con il mitra e il manganello ben nascosti nel gilet Se non li conoscete pensate alla lontana Ai fatti di Milano e di Piazza Fontana Una volta andavan solo con 2 bombe e in bocca un fiore Mentre adesso col tritolo fan la fiamma tricolore E ora rieccoli daccapo contro la democrazia Con un dì con la Gestapo ora invece con la CIA Concimati dalle feci di quei colonnelli greci Ora li riconoscete stì fascisti sté carogne Se ne tornino alle fogne con gli amici che han laggiù
Ritratto di Anonima punkettara

La questura avrebbe arrestato tutti se avrebbero innalzato un effige del compagno Pol Pot di Mao o Stalin ma anche di altri rivoluzionari , beh caspita sarà che la berlusconoide si starà diffondendo ma io sento puzza di fascisti, Le strada sono di chi ama ANTIFASCISTI SEMPRE SU QUESTO CONDIVIDO
Ritratto di Anonima punkettara

scusate se avessero innalzato , il sè regge sempre il congiuntivo come mi ha sempre ripetuto la mia prof di italiano che mi avrà dato pure qualche nota e brutti voti anche sè alla fine ho fatto un tema da 8 e oltrtutto ero ubriaca(alza il gomito che la scuola è bella) anzi dopo cinque anni di scuola superiore ora mi manca la scuola..... ma è stata proprio la mia prof di italiano a farmi scoprire le figure di Pol Pot e di Mao di cui ho un grande quadro nella mia stanza(solo di Mao perchè di Pol Pot non ho trovato nessun quadro in giro.....scusate ma ora vado a dormire che ho alzato un pò il gomito anche stasera.......la solitudine fa brutti scherzi come diceva Jacques Prevert........ Ciao Ciao by lilla

Cari amici, a me la retorica intressa al solo fine di raggiungere un'obiettivo, pertanto il mio desiderio è far appieno parte ai black bloc e da questa redazione non ne ho altri. Se non combattere egregiamente contro i riformisti e i capitalisti. Sono disoccupato ma intendo sposarmi, perciò badate bene a questa volontà nella quasi assoluta contraddizione cui mi trovo e cioè che per chi è disoccupato è spacciato! Ogni illusione al sistema è fuorviante! Non è da adesso, mi dichiaro non volubile. Anni fa' io ed un amico facevamo squadra per punizioni notturne a MIlano. Ripeto! Mio unico desiderio non è far o ricevere corrispondenza o commenti ma prendere una posizione decisiva contro il sistema ed esistono per questo tattiche assolutamente vincenti, non affatto solo violente, che possano avere reale possibilità di sovvertimento. Quando la gente, infine, avrà trovato ciò che cerca poi si unirà.La gente che ora frustrata non si interessa più di nulla;che indirettamente permette alla borghesia di predominare a suo piacimento.----------
Ritratto di Anonimo

Tira una brutta aria in Europa. Aria di fascismo. Ma non il fascismo dei fascisti, bensì quello degli antifascisti. Un paio di settimane fa il Parlamento Europeo ha tentato una inammissibile interferenza negli affari interni del nostro Paese ”esigendo“ che nel nuovo governo non ci fossero esponenti dell' Msi-Alleanza nazionale liberamente e democraticamente eletti dal popolo italiano. E in realtà qualche effetto l' inaudito diktat lo ha avuto se il missino Mirko Tremaglia s' è visto sbarrare fa strada ad un ministero perché colpevole, nientemeno, di aver fatto parte, a vent'anni, della Repubblica di Salò (esiste forse una legge che vieti agli ex repubblichini l' elettorato passivo e tutto ciò che ne consegue?). I tedeschi (sì proprio loro, le “anime belle “, cui brucia evidentemente un' enorme coda di paglia, ma dovevano pensarci a suo tempo) stanno per varare una legge che punisce con la reclusione fino a tre anni chi nega fa realtà dell'Olocausto. Qualche tempo fa un movimento antirazzista francese, il Mrap, condusse una furibonda campagna contro un fabbricante di giocattoli che aveva messo in vendita il soldatino di Hitler: Il Mrap bollò il soldatino come “una nuova forma di offensiva estremista” In Italia si è levato un coro di vibranti e sdegnate proteste, con conseguente richiesta di un immediato intervento delle Autorità, perché a Vicenza, regolarmente autorizzato dal questore di quella città, c'è stato un corteo di naziskin che peraltro si è svolto, a differenza di tanti altri cortei più ”democratici “, senza violenze e senza alcun incidente. E il capo della Polizia, Parisi, si è immediatamente inchinato alla piazza affermando che in futuro «per motivi di ordine pubblico non saranno consentiti cortei e manifestazioni simboliche dello stesso tipo». Provvedimento, oltre che illegittimo, palesemente assurdo perché l' unico presupposto in base al quale, ex art. 17 della Costituzione, la polizia può vietare una riunione di liberi cittadini è che esistano “comprovati motivi di sicurezza e di incolumità pubblica”. Ma qui questi “comprovati motivi” non esistono dato che l'unico precedente, che è appunto il corteo di Vicenza, è stata una manifestazione pacifica. Cosa credono di ottenere i sedicenti antifascisti e i sedicenti antirazzisti con i loro verboten? Di fermare il fenomeno? Casomai lo rafforzano. Evidentemente non conoscono la psicologia dei giovani e, in particolare, quella dei naziskin e degli skinhead (che non sono esattamente la stessa cosa). Costoro trovano la loro unica ragione di esistere nel sentirsi “brutti, sporchi e cattivi”, cioè dei diversi, dei reietti e quindi dei perseguitati. Qui sta tutto il loro povero e disperato orgoglio di ragazzi di borgata. Più si vietano loro le cose che sono consentite agli altri (di associarsi, , di esprimere le loro opinioni, di manifestarle) più si rafforzeranno nell'idea di essere dei perseguitati, e vi si esalteranno, ed è probabile che altri ragazzi, di temperamento semplicemente ribelle, si aggiungano alle loro file. Vicino a casa mia c' è un piccolo negozio di dischi frequentato da “teste rapate”. Ho chiesto ad alcuni di loro: «Sei nazista?». «Per nulla» è stata la risposta «ma ci mancherebbe altro che non potessi portare i capelli come mi pare». E mi sono venuto in mente io, i miei diciotto anni, l'epoca dei “capelloni “ e degli hippies, quando ci riunivamo a Brera per suonare la chitarra e la polizia un giorno sì e uno no veniva, senza ragione alcuna, a manganellarci e ad arrestarci, e il Corriere della Sera, capocronista Di Bella, titolava trionfante “Repulisti a Brera” come se fossimo delle cimici, degli insetti e non dei ragazzi, magari inquieti. A furia di far manganellare in tutta Europa il movimento hippy, assolutamente innocuo, la borghesia ottenne il formidabile risultato di evocare il molto meno innocente '68, esso sì violento, squadrista e intimamente fascista, ma al quale, guarda caso, la borghesia italiana si strusciò in modo indecente. Comunque il problema fondamentale non è se la repressione stupida rafforzerà o meno il movimento, per ora ridottissimo, dei naziskin italiani. Il problema di fondo è un altro. Questo: in democrazia tutti, purché lo facciano senza ricorrere alla violenza, hanno diritto di manifestare le proprie idee, per aberranti che siano o possano apparire. Invece i sedicenti antifascisti e antirazzisti che vogliono impedire ai naziskin l' agibilità politica calpestano, in nome della democrazia naturalmente, almeno quattro principi basilari della nostra Costituzione: quelli espressi dall' art. 3 (“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzione di opinioni politiche “ ), dall' alt. 17 ( “I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senza armi” ), dall' art. 18 (“I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente”), dall'alt. 21 (“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero, con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione “). Così con la pretesa di educare, a suon di divieti, i ragazzi alla democrazia, in realtà, negandogliela, insegniamo loro il contrario. Particolarmente grottesca mi pare poi la legge, che qualche zelante vorrebbe introdurre anche in ltalia, che eleva a reato, passibile di reclusione, la negazione dell'Olocausto. Ma che è? Forse che se domani io vorrò dire che Napoleone ha vinto a Waterloo non lo potrò fare? Certo, Napoleone a Waterloo ha perso e altrettanto certamente lo sterminio degli ebrei c' è stato. Ma si ha anche il diritto di credere il contrario e di fare ricerche in contrario. la menzogna non si combatte con le manette, ma contrapponendole, solo e sempre, la verità. Non è delle democrazie, ma dei sistemi totalitari, aver paura delle opinioni. Altrimenti si entra dritto e difilato nel Mondo Nuovo di Aldous Huxley dove I 'unico diritto è quello di pensare, di sentire ed essere come la maggioranza. Per questo io mi dichiaro qui, pubblicamente, nazista, fascista, seguace di Mussolini e adoratore di Adolf Hitler: E se qualcuno pensa di potermi mettere le manette per questo si faccia avanti. Magari il capo della Polizia, Vincenzo Parisi, il quale ha trovato il vile coraggio di sconfessare il questore di Vicenza, che aveva semplicemente applicato le leggi democratiche della Repubblica, ma non quello di dimettersi per essere stato pesantemente coinvolto in uno dei più vergognosi scandali del nostro Paese.
Ritratto di Anonimo

se volete che l'italia vadi bene e di levarsi questa crisi, vi sono poche cose da fare.1° fare rispettare le leggi 2°dare responsabilita,3°chi sbalia fuori dai piedi, 4°sia cittadino che istituzioni. anzi le prime che devono dare esempio sono le istituzioni,chi e corrotto per qualsia cosa deve andarsene dalle istituzuioni che rappresentano? ma a biella se si quardasse,non ci sarebbe piu NESSUNO.
Ritratto di Anonimo

Fermiamo le sette religioese nel biellese
Ritratto di Aldo

Complimenti all' avvocato Claudio Novaro per l' esposizione chiara e precisa dei misfatti compiute delle forze del disordine a Genova, l' avvocato novaro persona colta e uomo semplice. Avanti nella lota contro lo stato borghese e il capitale, nella semplicità con umiltà e determinazione. -compagno aldo-
Ritratto di Anonimo

by blackblock Wednesday, Mar. 08, 2006 at 6:30 PM mail: Chi siamo, cosa vogliamo..... Faccio parte di quel gruppo internazionale non rigidamente organizzato che è noto con il nome di Black bloc. Non abbiamo un programma di partito e per far parte del gruppo non si deve firmare qualcosa o partecipare alle riunioni. Siamo presenti a ogni tipo di manifestazione, dalle iniziative per la liberazione di Mumia Abu Jamal alle proteste contro le sanzioni all'Iraq e a quasi tutti gli incontri degli organismi internazionali economici e politici, dalla Wto al G8. Siamo quasi tutti anarchici, anche se la maggioranza degli anarchici non si coprirebbe il viso con una bandana nera e non spaccherebbe le vetrine dei McDonald's. Conosco molti, tra quelli che seguono le tattiche del Black Bloc, che lavorano normalmente nel volontariato. Alcuni sono insegnanti, sindacalisti o studenti. Qualcuno non ha un impiego a tempo pieno e così occupa gran parte del tempo a disposizione per cambiare qualcosa nella comunità in cui vive, avvia progetti per il verde urbano o per le biblioteche mobili, prepara da mangiare per Food Not Bombs e per altri gruppi. Sono persone che pensano con la loro testa, che si preoccupano degli altri e, se non avessero posizioni politiche radicali, si potrebbero paragonare ai monaci e alle monache e a chiunque vive al servizio del prossimo. Tra di noi, per come siamo e per come la pensiamo, ci sono tante differenze. Nel Black bloc c'è gente che viene dal sud, fin da Città del Messico, altri dall'estremo nord, da città come Montreal. Penso che uno dei cliché su di noi non sia sbagliato: siamo in maggioranza giovani e di pelle bianca, ma non sarei d'accordo nel dire che i maschi sono in prevalenza. Quando mi vesto dalla testa ai piedi con abiti informi e neri e ho il volto coperto, molti pensano che io che sia un uomo. Dato che i Black bloc non si comportano secondo gli stereotipi femminili, i giornalisti presumono che siamo tutti ragazzi. Chi fa parte del Black bloc si può limitare a unirsi a un corteo, manifestare la propria solidarietà con gli altri e dare visibilità agli anarchici, oppure può alzare il tono della protesta riscaldando l'atmosfera e incoraggiando gli altri a non accontentarsi di chiedere riforme di un sistema corrotto. Scrivere messaggi politici sui muri con lo spray, distruggere le proprietà delle multinazionali, fare blocchi stradali e barricate con quanto si trova in giro sono azioni che rientrano nella tattica dei Black bloc. Il Black bloc è un fenomeno recente, probabilmente manifestatosi prima negli Stati Uniti all'inizio degli anni Novanta, come evoluzione delle tattiche dei manifestanti tedeschi del decennio precedente. Forse è in parte una reazione alla repressione su vasta scala dei gruppi di attivisti condotta dal Fbi per un trentennio. A questo punto è impossibile formare un gruppo di militanti radicali senza temere le infiltrazioni della polizia e la conseguente disgregazione del gruppo. Per qualcuno portare l'azione diretta militante nelle piazze con una minima organizzazione e operando solo con una ristretta rete di amici è l'unica forma sensata di protesta che rimanga. Tra di noi non c'è completo accordo su tutto, ma credo di poter affermare che abbiamo alcune idee in comune. La prima è uno dei fondamenti della teoria anarchica: governo e leggi non ci servono e non vogliamo che decidano per noi. Immaginiamo invece una società in cui esista un'autentica libertà per tutti, in cui sia possibile a tutti partecipare al lavoro e al gioco, dove ci si prende cura di chi ha bisogno grazie all'aiuto volontario e reciproco della propria comunità. Al di là di questa visione di una società ideale, noi siamo convinti che lo spazio pubblico sia di tutti. Abbiamo diritto di andare dove ci pare e quando ci pare, e i governi non dovrebbero avere il diritto di controllare i nostri movimenti, soprattutto per tenere riunioni segrete di organismi come la Wto, per prendere decisioni che coinvolgono milioni di persone. (…) La maggiore critica che la sinistra ha espresso nei confronti del Black bloc è che guastiamo l'immagine degli altri manifestanti. È comprensibile che chi ha impiegato mesi e mesi per preparare una manifestazione si senta frustrato quando un gruppo di giovani dall'aspetto inquietante occupa le prime pagine mettendo tutto a fuoco. Ma questa critica non tiene conto del fatto che i mezzi di comunicazione, controllati dalle multinazionali, travisano sempre il vero significato delle manifestazioni. Anzi, i media non parlano quasi mai né delle manifestazioni militanti né di quelle pacifiche, e ancor più raramente cercano di approfondire queste notizie. Certo, anche a me piacerebbe che la televisione e i giornali parlassero di tutte le espressioni di protesta e, soprattutto, delle ragioni che le hanno motivate, ma sono anche ben consapevole che le azioni dure richiamano l'attenzione dei media. E penso che questa sia una cosa positiva. Ho cominciato la mia attività militante durante la guerra del Golfo e non ci ho messo molto a capire che il semplice numero dei partecipanti a una manifestazione non basta per stimolare la stampa o la televisione. Durante la guerra ho lavorato per settimane per organizzare manifestazioni contro l'intervento militare. In uno specifico caso eravamo migliaia, ma ripetutamente giornali e network ci ignoravano. Le cose sono decisamente cambiate la prima volta che ho visto qualcuno spaccare le vetrine durante un corteo: immediatamente eravamo tutti sul telegiornale di prima serata. Lo spirito militante delle proteste anti-global degli ultimi due anni ha senza dubbio concorso ad alzare il livello di attenzione dei media. E, anche se ciò non è dovuto solo al Black bloc (c'è stata una miriade di iniziative creative e nuove che ha fatto rivolgere l'occhio curioso dei media verso la sinistra), sono certa che George Bush II si è sentito costretto a rivolgersi direttamente agli anti-G8 di Genova proprio perché il nostro movimento occupa ormai le prime pagine. (…) Certe critiche che la sinistra rivolge al Black bloc derivano dal fatto che noi stessi accettiamo i valori della nostra società corrotta. C'è sconcerto quando dei ragazzi spingono un cassonetto in mezzo alla strada e gli danno fuoco. Tanti presumono che lo facciano per provare il brivido del proibito, e non posso negare di sentire la scarica di adrenalina ogni volta che mi espongo al rischio in questo modo. Ma quanti di noi si concedono di tanto in tanto l'acquisto di una maglietta griffata anche se sappiamo che i nostri soldi finiranno nelle casse di qualche multinazionale che sfrutta con violenza i propri operai? Perché cercare "conforto" nello shopping sarebbe più accettabile che trovare gioia in un'azione militante che forse ha una certa utilità? Arrivo ad affermare che anche se le proteste del Black bloc servissero solamente ad arricchire l'esistenza di chi vi partecipa, sarebbero comunque azioni più utili per il mondo rispetto a spendere soldi al cinema, a ubriacarsi o a rilassarsi in qualche modo ufficialmente approvato dallo cultura prevalente. Dieci miti sul Black bloc Ecco qualche osservazione per sfatare le favole che circolano intorno al Black Bloc: 1. "Sono tutti anarchici del gruppuscolo di Eugene". Può essere che qualche anarchico sia di Eugene (la cittadina dell'Oregon dove abita John Zerzan, n.d.r), ma noi veniamo da tutti gli Stati Uniti, compresa Seattle. Comunque, molti di noi conoscono bene le questioni locali di Seattle (per esempio, la recente occupazione dei quartieri del centro da parte dei peggiori esponenti commerciali delle multinazionali). 2. "Sono tutti seguaci di John Zerzan". Circolano un sacco di voci sul fatto che saremmo seguaci di Zerzan, uno scrittore anarco-primitivista di Eugene che auspica la distruzione della proprietà. Qualcuno di noi forse apprezza i suoi scritti e le sue analisi, ma non è affatto il nostro leader, non lo è né direttamente né indirettamente, né teoricamente né in qualsiasi altro modo. 3. "Il quartier generale degli anarchici autori delle devastazioni del 30 novembre è il centro occupato". In realtà la maggior parte di quelli dell'occupazione della "Zona Autonoma" sono di Seattle e hanno passato quasi tutto il tempo nel centro occupato fin dall'inizio, il giorno 28. Può darsi che gli uni e gli altri si conoscano, ma non c'è questa coincidenza perfetta e in ogni caso non si può considerare il centro occupato come quartier generale degli autori delle devastazioni. 4. "Hanno radicalizzato la situazione del 30, esponendo ai lacrimogeni e alle cariche anche i manifestanti pacifici e non violenti". Per rispondere a questa affermazione, basterà osservare come il lancio di lacrimogeni, gli spray urticanti e le pallottole di gomma sono tutti cominciati prima che i Black bloc (per quel che ne sappiamo) cominciassero a distruggere la proprietà. Inoltre, dobbiamo resistere alla tentazione di stabilire un rapporto di causa ed effetto tra la repressione poliziesca e qualsiasi forma di protesta, che comporti o no una distruzione delle proprietà. La polizia ha la funzione di proteggere gli interessi della minoranza ricca e non si possono accusare di violenza coloro che protestano contro questi interessi. 5. Oppure: "Hanno reagito alla repressione poliziesca". È vero che questa affermazione presenta un'immagine più positiva dei Black bloc, ma non per questo è corretta. Ci rifiutiamo di essere falsamente descritti come una forza di reazione. Anche se la logica dei Black bloc per qualcuno è insensata, è in ogni caso una logica che spinge all'azione. 6. "È una banda di ragazzini adolescenti incazzati". A parte il fatto che una frase del genere rivela pregiudizi di età e tendenze sessiste, è comunque falsa. La distruzione della proprietà non è il frutto di una sobillazione di macho o di una scarica di testosterone in eccesso. Né di una rabbia mal indirizzata e di reazione. È un'azione diretta contro gli interessi delle grandi multinazionali con obiettivi precisi e finalità strategiche. 7. "Vogliono soltanto fare a botte". Questa è proprio assurda, e ignora per comodità che la "pacifica polizia" non vedeva l'ora di attaccarci. Tra tutti i gruppi impegnati nell'azione diretta, il Black bloc era forse il meno interessato a scontrarsi con la forza pubblica e certamente non avevamo alcun interesse nel venire alle mani con altri attivisti anti-global (nonostante qualche profondo disaccordo sulla tattica). 8. "Sono un gruppo caotico, disorganizzato e opportunista". Si potrebbero passare giorni e giorni a discutere sul significato del termine "caotico", ma di sicuro non eravamo disorganizzati. L'organizzazione era forse flessibile e dinamica, ma anche salda. Quanto all'accusa di opportunismo, è ben difficile immaginare chi, tra le migliaia presenti, non abbia approfittato della situazione creatasi a Seattle per portare avanti i suoi programmi. La questione allora è un'altra: se abbiamo o no contribuito a creare questa opportunità e la maggior parte di noi senza dubbio l'ha fatto (il che ci porta al prossimo mito). 9. "Non sono al corrente delle questioni", oppure: "non sono attivisti che lavorano sulle questioni". Certo non saremo militanti di professione, ma abbiamo lavorato da mesi in vista di questo raduno di Seattle. Qualcuno di noi ha operato nella sua città, altri sono venuti a Seattle qualche mese in anticipo per prepararlo. Anzi, è merito nostro se molte centinaia di persone sono scese in piazza il 30 novembre e solo un'esigua minoranza aveva a che fare con il Black bloc. La maggior parte di noi ha studiato gli effetti dell'economia globalizzata, dell'ingegneria genetica, dello sfruttamento delle risorse, dei trasporti, delle pratiche sindacali, della cancellazione dell'autonomia delle popolazioni indigene, dei diritti degli animali e di quelli umani, ed è impegnata da anni su questi temi. Non siamo né male informati né inesperti. 10. "Questi anarchici mascherati sono antidemocratici e reticenti perché nascondono la propria identità". Guardiamoci in faccia (con o senza la maschera): oggi non viviamo in una democrazia che tutela i diritti. Se non è bastata questa settimana a dimostrarlo, cerchiamo di non dimenticarcelo: viviamo in uno stato di polizia. Ci vengono a dire che se pensiamo veramente di avere ragione, non dovremmo nasconderci dietro una maschera. "La verità prevarrà", ci raccontano. Sarà un'idea bella e nobile, ma non c'entra niente con la realtà attuale. La violenza contro la proprietà Noi affermiamo che la distruzione della proprietà non è una violenza se non colpisce vite umane e se non provoca dolore. Secondo questa definizione, la proprietà privata (e in particolare quella delle imprese private) è di per sé infinitamente più violenta di qualsiasi azione intrapresa contro di essa. Bisogna quindi distinguere tra proprietà privata e proprietà personale. Quest'ultima si basa sull'uso, la prima sullo scambio. Il principio della proprietà personale è che ognuno di noi abbia ciò di cui ha bisogno. Il principio della proprietà privata è che ognuno di noi abbia qualcosa di cui hanno bisogno gli altri o che gli altri desiderano. In una società che si fonda sul diritto alla proprietà privata, tanto più si riesce ad accumulare cose necessarie o desiderabili per gli altri, tanto più si dispone di potere. Per estensione, chi più ha riesce a esercitare un controllo maggiore su ciò che gli altri percepiscono come bisogni o desideri, in genere al fine di aumentare il proprio profitto. I fautori del "libero scambio" vorrebbero portare alle logiche conclusioni questo processo, con la formazione di una rete di poche industrie monopolistiche che alla fine controllino l'esistenza di ognuno. I fautori dello "scambio equo" vorrebbero vedere questo processo mitigato da regole pubbliche, che dovrebbero imporre superficialmente certi criteri umanitari di fondo. In quanto anarchici, noi disprezziamo entrambe le posizioni. La proprietà privata (e per estensione il capitalismo) è intrinsecamente violenta e repressiva e non la si può riformare o moderare. Il potere può essere concentrato nelle mani dei capi di poche grandi imprese, o trasferito in un apparato che stabilisca regole con lo scopo di limitare i guasti fatti da costoro, ma né in un caso né nell'altro saremmo liberi e potenti come in una società non gerarchica. Quando spacchiamo una vetrina, lo facciamo per distruggere quella sottile crosta di legittimità che riveste il diritto della proprietà privata. Nel contempo esorcizziamo quella serie di relazioni sociali violente e devastanti di cui quasi ogni cosa che ci sta intorno è impregnata. "Distruggendo" la proprietà privata, convertiamo il suo limitato valore di scambio in un valore d'uso molto più alto. La vetrina di un negozio si trasforma in una valvola di sfogo, che fa uscire un po' d'aria fresca nell'atmosfera soffocante di ogni bottega (almeno fino a quando la polizia non decide di lanciare lacrimogeni sulla barricata vicina). Un espositore di giornali può trasformarsi nello strumento per aprire questa valvola, una piccola barricata diventa lo strumento per riconquistare spazio pubblico, o per raggiungere una posizione di vantaggio montandoci sopra in piedi. Un bidone della spazzatura può diventare un mezzo per ostruire una falange di piedipiatti che caricano o una sorgente di calore o di luce. La facciata di un palazzo può diventare un tabellone su cui apporre messaggi e suggerimenti di ogni genere per rendere il mondo migliore. Dopo il 30 novembre, molti non vedono più una vetrina o un martello con gli occhi di prima. Si sono moltiplicate all'infinito le possibili utilizzazioni dello spazio metropolitano. Il numero delle vetrine spaccate impallidisce in confronto a quello degli incantesimi spezzati, gli incantesimi che l'egemonia delle grandi imprese lancia per farci dormire nell'oblio di ogni violenza commessa in nome della proprietà privata e nell'oblio di tutto quello che potrebbe offrire la società se non ci fosse la proprietà privata. Le vetrine rotte possono essere coperte con tavolacci di legno (con ancor più spreco di alberi) e alla fine sostituite, ma lo sconquasso dei presupposti continuerà a farsi sentire per un po' di tempo a venire. BlackBlocK Tratto da: http://italy.indymedia.org/news/2006/03/1012741.php