Rom, sinti, gitani: storia di una persecuzione secolare. Da mondocapovolto.it un intervento di Tavo Burat

Gli Zingari sono etnicamente divisi in Rom, Sinti e Gitani (Calé), diversi tra loro per il patrimonio storico-culturale, benché abbiano in comune lontane origini indiane e siano, tutti, vittime di secolari persecuzioni. I Rom sono giunti in Italia nei secoli XVI e XVII, stanziandosi nelle regioni meridionali, dove per lo più si sono sedentarizzati. Un nuovo afflusso si è avuto a seguito delle recenti guerre balcaniche: ora ci sono molti Rom, in maggioranza nomadi, provenienti dall’ex Jugoslavia (Croazia, Serbia, Montenegro, Kossovo); si sono aggiunti, in questi ultimi anni, Rom giunti dai paesi dell’Est europeo (Ungheria, Romania, Moldavia, Ucraina, Biellorussia, Albania, ecc. ). I Rom mantengono, molto più dei Sinti, le loro tradizioni (costumi, lingua, struttura socio-tribale). I mestieri praticati tradizionalmente dai Rom e che distinguono tuttora i vari sottogruppi, hanno avuto un rapido declino, alcuni sono addirittura scomparsi: allevatori di cavalli (lovara), ammaestratori di orsi (ursaria) ecc. permane la lavorazione dei metalli (soprattutto il rame) dei kalderash, ma anche il calderaio ha oggi difficoltà a trovare chi gli richieda la propria opera. La cartomanzia è praticata dalle donne. I Sinti e i Gitani identificano, invece, i loro sottogruppi dall’originale regionale: i piemontesi (sono tali anche i francesi, detti manouches), i lombardi, i tedeschi (gackané), gli austriaci(estrekaria); in spagna i catalani, gli andalusi, ecc. In Italia i Sinti si sono stanziati soprattutto nelle regioni settentrionali fin dal XVI secolo, dove svolgono il lavoro di giostrai, lunaparchisti, circensi, merciai e venditori ambulanti; oggi molti si dedicano alla raccolta del ferro inutilizzato. A limitare di fatto l’esercizio dei mestieri confacenti al loro stile di vita, si oppongono spesso la difficoltà di conseguire la licenza obbligatoria di scuola media inferiore e la burocrazia (tenuta dei conti a scopo fiscale, pratiche per l’esercizio del lavoro di giostraio o di ambulante, ecc.). La lingua sinta si è purtroppo alquanto indebolita tra noi, mentre è conservata vitale tra i manouches francesi, che contano anche scrittori e cantautori, come Lick Dubois, così contribuendo alla neonata letteratura in ròmani cib, che già da mezzo secolo tra i Rom possiede validi autori. C’è da notare che i bambini sinti piemontesi sono praticamente i soli fanciulli a praticare correntemente la nostra lingua regionale. Gli Zingari possiedono uno spiccato talento musicale; tra i Rom vi sono virtuosi violinisti. Tutti gli Zingari, Rom e Sinti, hanno rilevanti difficoltà a risolvere la problematica abitativa: anche se sedentari per diverse stagioni, o magari per anni, in genere preferiscono mantenere la roulotte che ha sostituito il carrozzone (vurdò), da loro chiamata campina, più adatta al loro spirito di essere comunque sempre pronti a partire. Malgrado la legge preveda contributi ai Comuni per realizzare “campi nomadi” attrezzati, si tratta di spazi quasi sempre molto marginali, con opere fatiscenti e servizi inadeguati. La sosta attrezzata in terreni agricoli per legge non è consentita, ed i fabbricabili sono troppo cari. Nelle aree abbandonate e trascurate, sovente abusive, uomini, donne, bambini Zingari, italiani o stranieri, trascinando un’esistenza insicura ed oziosa, che porta alla deresponsabilizzazione ed alla conflittualità permanente con noi sedentari (i gagé). Ad un atteggiamento di controllo poliziesco, persecutorio e di grande disistima che non aiuta a risolvere il problema degli Zingari, deve sostituirsi una politica di disponibilità e di aiuto sociale, di educazione specialmente dei giovani, nella consapevolezza che, a difetti molto evidenti, si accomunano incontestabili la cui conoscenza e la valutazione possono arricchire coloro con i quali vengono in contatto. In conclusione, dare una mano a uno Zingaro, oltre che in considerazione del bene comune di tutti, si prospetta come azione civile e sociale che supera la morale basata sui doveri e sulle ricette costruite in astratto ed assume un atteggiamento più rispettoso e più prudente nei confronti dei membri di un gruppo etnico che per secoli è stato spietatamente perseguitato (sino a giungere allo sterminio voluto dai nazisti e che proporzionalmente ha fatto più vittime di quello patito sugli Ebrei) ed oggi sovente soltanto criticato, giudicato sospetto, condannato. Eppure, in noi gagé, permane un desiderio di nomadismo, che soddisfiamo imitando gli Zingari nelle nostre vacanze, quando vaghiamo con i nostri camper sostando di campeggio in campeggio; e la moda “ruba” alle Zingare ampie gonne colorate e monili vari. Ci si ricorda degli Zingari autentici magari per fotografare le riunioni folkloristiche alle Saintes-Marie-de-la Mer, in Provenza, dimenticando che essi vivono accanto a noi, in “campi nomadi” fatiscenti, come quello ai confini tra Biella e Ponderano.