E' morto Youssef Chahine, il grande regista egiziano!

 

 

 

 

 

Non era solo il regista egiziano più cosmopolita, libero e profondo, radicale e «illuminista», corteggiato dai maggiori festival del mondo, il fondatore e istigatore della «nouvelle vague» maghrebina e mashrequina (l'occidente e l'oriente arabo), l'artista che aveva sconvolto, dall'interno, gli stereotipi della Hollywood sul Nilo, traghettandola verso la responsabilità spirituale, etica e politica delle immagini.

Chahine era quel che si chiama lo «spirito libertario di quel mondo.

Era il cineasta che più ha compreso lo slogan femminista «il personale è politico»: ha ben rappresentato i sogni, le vittorie e i fallimenti di quelle classi medie progressive del Medio Oriente che si sono sempre collocate nell'ambito di una tradizione di sinistra, socialista o nazionalista. È parte di quella storia centenaria, già ottocentesca, di una sinistra che vive nell'Islam pur essendo essenzialmente laica. E proprio negli anni 50 del secolo scorso, parallelamente al tentativo.

Il motto del regista di Alessandria era: «ogni giorno io mi aspetto di piangere, ridere, ballare, cantare e...di finire in prigione... Ecco un film dovrebbe contenere tutte queste cose».

Scelse il punto di vista indipendente, cioè parzialmente imparziale, dei contadini contro i latifondisti che non mollano la loro rendita (La terra, del 1969); dei palestinesi, anche contro l'Olp e Hamas fondamentalisti (L'emigrato, 1994, ispirato alla vita del patriarca biblico Giosuè); delle femministe e degli omosessuali contro lo sciovinismo maschilista di destra e di sinistra (tutti i suoi film, a cominciare da Djamila l'algerina, 1958, che è già una riflessione critica sull'Fnl) e degli artisti perseguitati in tutti gli stati arabi dalla censura, dalla burocrazia e dalle diavolerie fondamentaliste (nel Destino del 1997 Chahine ricorda come il motorino d'avviamento del processo illuminista in Occidente debba essere retrodatato al medioevo islamico-andaluso, tra i filosofi sciiti come Averroe' che rielaborarono nel XIII secolo la grande cultura greca utilizzandola come clave contro i fondamentalismi religiosi, primi tra tutti quello imperialista cristiano).

E’ morto Youssef Chahine, il marxista festivo, che ci spiegò come solo chi è cosmopolita è patriota, perché una comunità è sana se sa confondersi con le altre. Lui sapeva comunicare in modo speciale, per la sua sincerità e per il suo umorismo devastante.

Ora possiamo cercare i suoi film, difficili da reperire, …forse la sua morte ci aiuterà a conoscerlo, forse i suoi film diventeranno più accessibili!